Membro ELP e AMP.
Introduzione
Ci sono diversi modi di affrontare la questione che mi avete posto per oggi. Inizierò dicendo che lascerò a lato alcuni punti di quello che il tema mi ha suscitato, ma tuttavia vorrei dire qualcosa sull’erotica del tempo. Era da tempo che giravo intorno alla questione della dichiarazione del mio desiderio di far parte della Scuola, quando un giorno un’Amica della psicoanalisi mi disse: “E se non arrivasse mai il momento opportuno?”. Alcuni mesi dopo mi decisi a scrivere una mail al presidente dell’ELP e iniziai il procedimento di ammissione. Feci i due colloqui una settimana prima della dichiarazione di urgenza sanitaria a causa del Covid-19, con un’urgenza soggettiva che misconosceva quello che stava per succedere da lì a poco, la reclusione per due o tre mesi e la chiusura dello spazio aereo per molto più tempo, a livello globale, un’urgenza che operava al contrario di quello che era stato proprio il funzionamento sintomatico della procrastinazione.
Lascio quindi a lato il tema dell’interpretazione e dell’Amicizia. Ma credo che non sia un tema minore.
L’agire
Ho incontrato con allegria, nell’argomento del Convegno sulle Interpretazioni esemplari che hanno avuto effetti, la cui preparazione ci riunisce oggi, un riferimento a l’agire. Nel paragrafo sulle declinazioni che derivano dalla tematica principale dell’interpretazione, c’è un punto in cui si fa riferimento al trio freudiano “inibizione, sintomo e angoscia”, per collocare come l’angoscia orienti l’interpretazione, come la attrae secondo il modo di un polo condensatore, nel quale si riunisce la direzione dell’atto al fine di produrre un capitonaggio, di “arginare il suo sviluppo”[1].
Direi che ho incontrato con allegria questo significante “agire” in questo punto in cui si dice che l’interpretazione in relazione all’angoscia prende almeno due versanti: quello in relazione all’identificazione che mira ad un effetto disidentificante, e d’altra parte, alle questione di quale incidenza o tipo di relazione ha l’interpretazione rispetto all’acting out e al passaggio all’atto.
Per voi che siete immersi nella lingua italiana, la dimensione de l’agire probabilmente è semplicemente questo: L’atto. Senza dubbio, per un ispano parlante diventa allora evidente la relazione etimologica tra agitazione e atto raddoppiata in acting out e passaggio all’atto. L’agire è allora il nostro nodo tra l’angoscia, queste due frecce dell’atto, ma soprattutto il lato del “turbamento” (significante imparentato con quello di agitazione ed anche commozione) e il suo rovescio a livello dell’inibizione del movimento (movimento è agĕre in latino) che è l’imbarazzo[2].
Quando Miller, in merito a Barcellona, nella Sezione dei Presidenti del 4 di aprile segna una mancanza di agitazione – e aggiunge intellettuale – come quella che c’era da decenni, ciò che ha fatto risuonare per me, è stato subito che se non siamo dal lato del turbamento, allora siamo nel lato dell’inibizione o con un pò di fortuna al livello dell’impedimento o dell’imbarazzo. Per tanto, occorre passare per il bordo del passaggio all’atto, ovvero, dell’imbarazzo, via sintomo, verso il lato agire, dell’agitazione-turbamento? L’acting out ha una cattiva reputazione. Sì. Ma senza dubbio è solo così che si può collegare con difficoltà e tramite l’interpretazione, il turbamanento con l’angoscia, ed è così che leggo la forma che ha preso la relazione che ha presentato l’ELP, e si può leggere solo in après-coup, ovvero dopo aver preso la risposta di Miller a questa relazione come un’interpretazione – che ha avuto effetti.
L’effetto? Commozione, agitazione, turbamento, perturbazione. Non ho potuto prendere la parola in questa Sessione, dato che non ero lì all’ECF, ma comunque mi ha mosso tramite lo scritto, il primo verso la ELP, e attraverso il suo Blog potremmo dire che mi ha mosso fino a qui, verso la SLP – e tra alcuni giorni parteciperò anche in uno spazio della NEL Caracas su questa stessa questione, proprio nel mio paese di origine. Se sono arrivato fino a qui, è forse perché qualcosa di questa mia perturbazione, di Barcellona, mediterranea, il suo gioco di parole nel dire di Miller, risuona, rimbalza verso questi versanti dell’adriatico e perché no anche di quelli dei caraibi?
Faccio così il movimento che fecero i miei nonni migrando dall’Italia al Venezuela. Agĕre! Agire!
Tre dimensioni dell’interpretazione.
Concluderò con tre piccoli punti:
- L’interpretazione in analisi.
- L’interpretazione nel marchio della Scuola-Soggetto.
- E l’interpretazione di uno chi qualunque ma non uno qualsiasi
Non prenderò questi tre piccoli punti, per tanto, in una sorta di ampiezza debordante, ma in linea con ciò che mi ha condotto fin qui, un sintagma che ho lanciato in mezzo alla mia agitazione e che risponde alla supposta mortificazione del desiderio nella ELP e al supposto essere poco sexy per i cosiddetti giovani, sintagma che è la “Direzione verso la Scuola di ciò che è giovane e il suo rovescio”[3]. Faccio qui un inciso, per sottolineare che c’è un equivoco in questa frase, dato che abbiamo allo stesso tempo, direzione di ciò che è giovane e il suo rovescio verso la Scuola, e direzione verso la scuola-di ciò-che-è giovane-e-il-suo-rovescio.
Âge
C’è un estratto del mio testo citato sopra in cui parlo di un commento che fa Miller nel suo Diario Éstimo dell’anno 2017[4], in piena campagna Anti-Le Pen, mentre parla della difficoltà di discriminazione tra la causa degli effetti in un parlêtre, rispetto a ciò che chiama Tripla A: Analisi, Età (Âge) o Amicizia. La A di Età viene dal francese “Âge”. Possiamo mettere in relazione questo Âge con agĕre di agitazione e agire di atto? Posso rispondere a questa domanda solo dicendo che per fare il passaggio dal “rabbioso all’indulgente” che Miller pone in questo diario, fa un cambio di posizione, che gli ha permesso di farne qualcosa con la Polemica che attraversa, ci vuole che tra l’Analisi e l’Età [Âge], appaia l’Amicizia. (Nel suo caso Bernard-Henry Lévi. Qui sto un pò forzando la corda, perché forse in questo momento, almeno per me, si tratta di passare dall’indulgente al rabbioso, intervenendo sul punto dell’Amicizia, facendo in modo che qualcosa di ciò cada, ma non senza sostenersi proprio su questo.
Se l’analizzante che diventa analista si autorizza solo da sé, come dice Lacan nella proposta, il suo movimento, il suo agĕre verso la scuola, passa per qualcosa di un’incidenza diretta di una o diverse interpretazioni del suo analista? Oppure, siamo qui già nel terreno del Più-Nessuno [Plus-Personne], in cui ad ogni modo siamo obbligati a raccogliere alcuni scollamenti causati dalla brutalità dell’interpretazione dell’inconscio e niente di più?
Mi domando allora, se nell’epoca dell’Uno-solo, e del suo doppio versante dell’inconscio interprete e dell’inconscio reale, l’analista non interpreta, ancor meno in merito a ciò che ha a che fare con una possibile mutazione soggettiva che è suscettibile di derivare in un movimento da analizzante ad analista. Non è allora per via della complicità-estimità con altri, questi “sparsi scompagnati”[5], che qualcosa finisce per annodarsi, in una topologia molto singolare che si costituisce in solitudine e in diversi [à plusierus]?
È per questo che mi piace molto una definizione che ho sentito dire a Bernard Seynhaeve all’ECF sulla pratica in diversi come “complicità tra analizzanti”. Sapete bene che la pratica in diversi è stata inventata a partire dalla struttura offerta nei testi istituzionali scritti o enunciati da Lacan. Per questo, tale definzione di Seyhhaeve possiamo porla in tensione con la scuola.
Avevo tradotto – alcune ore prima di mettermi a scrivere questo testo – un’allocuzione di Éric Laurent fatta in omaggio a Virginio Baio che ha diretto l’Antenna 110[6]. Delle diverse questioni che sono messe in evidenza in quel testo, mi sembra giusto prenderne due per riportarle qui in merito a quello che ho annunciato come tre dimensioni dell’interpretazione, sulla prima che ho già esuarito (quella dell’analisi), in relazione sempre con il sintagma “direzione verso la scuola”. La prima questione nel testo di Laurent è riferita al passaggio che introduce Baio dal discorso religioso a quello dell’istituzione (orientata dalla psicoanalisi), ed è questo quello che, avvertito grazie ad una certa separazione rispetto al fantasma di essere l’eletto, non rinuncia al desiderio di “spogliarsi del vecchio uomo”, come dice la Bibbia, mirando a convertirsi in questa figura del Santo, che Lacan prese da Baltazar Gracian e il suo Oracolo Manuale come modello per l’analista. La seconda questione è un riferimento a qualcosa che si trova ne La proposta, il significante “qualsiasi” del transfert, come una virtù che si distacca in Virginio; questione che qualsiasi operatore può convertirsi in un partner che permetta di trattare l’Altro persecutore dei bambini (hillflossigkeit – helplessnes) smarriti che si incontrano. La questione è che c’è una differenza nei termini che usa Lacan e che Laurent e Baio estraggono, tra qualsiasi e qualunque.
Sulla funzione del Più-Uno, Baio, in un testo intitolato Inventare un partner… dice: “questa funzione può essere incarnata da uno qualunque ma non da ‘uno qualsiasi’”[7].
Questo è il rovescio della questione del Soggetto-supposto-Sapere e del significante qualunque. Qui abbiamo un’incarnazione, non di un sapere supposto, ma di un sapere esposto. Una curiosa logica che ci deve far giungere alla domanda sull’interpretazione nel marchio della Scuola-Soggetto, in un marchio plurale, collettivo, degli “sparsi scompagnati”.
A partire da qui ho proposto questa terza dimensione dell’interpretazione, non di uno qualsiasi ma di uno qualunque. Potremmo dire che, se c’è effetto di interpretazione, come quello che sembra ci sia stato a livello della Scuola a partire dalla proposta di Miller durante quella Sessione, questo si pone in una logica di questo qualunque, ovvero, della scelta che ciascuno fa di prendere ad esempio questo “Sexy” nella Scuola con un valore di interpretazione.
Per concludere, vorrei dirvi che ho volute leggere l’evento in forma di libro Lacan Hispano e la sua architettura posta da Miller, come un suo modo di sollevare l’ombra della domanda: cosa ne sarà della psicoanalisi ad orientamento lacaniano in un futuro prossimo? Ho voluto ed è stata allo stesso tempo una scelta forzata quella di fare questa lettura e l’ho presa sul serio. Per questo mi agito e mi muovo. E la questione della scuola dei giovani si incontra come un buco al centro delle mie domande.
[1] O. Battisti e L. Storti, Interpretazioni esemplari che hanno avuto effetti. Avvio dei lavor , disponibile su: https://xixconvegno2022.slp-cf.it/il-congresso/presentazione/
[2] J. Lacan, “L’angoscia nella rete dei significanti” e “Passaggio all’atto e acting out”. Il seminario. Libro X. L’angoscia. Einaudi, Torino 2007, pp. 5-18, pp. 124-141.
[3] E. Gonzalez, Dirección hacia la Escuela de lo joven y su reverso, disponibile su: https://elp.org.es/elevar-el-oikos-a-la-dignidad-de-lo-sexy-sobre-la-direccion-hacia-la-escuela-de-lo-joven-y-su-reverso/ [trad. nostra]
[4] J.-A. Miller, Polémica Política. Gredos, Barcelona, 2021, p. 395. [trad. nostra].
[5] J. Lacan, Prefazione all’edizione inglese del Seminario XI, in Altri Scritti, Einaudi, Torino 2013, p. 565.
[6] E. Laurent, L’attenzione clinica di Virginio Baio e la sua traslazione etica, Rete Lacan 41 – 14 marzo 2022, disponibile su: https://www.slp-cf.it/rete-lacan-41-14-marzo-2022/#art_5
[7] V. Baio, “Inventar un partenaire entre varios para la cura del niño psicótico”. L’Atelier, nº 5, 2022, p. 53. [trad. nostra]