Membro SLP e AMP, AME.

C’è stato il periodo d’oro dell’interpretazione. Fu il primo tempo della scoperta freudiana. Freud, confrontato al sintono, ne mette in musica il senso e lo fa sparire. L’interpretazione spiegava il messaggio del sintomo che si presentava come una metafora. Di fronte alla metafora paterna, al Nome del Padre, il sintomo si scioglieva come neve al sole.

Dice Freud nell’ Introduzione alla psicoanalisi, lezione 17, Der Sinn der Symptome che « il sintomo è dotato di senso… », per poi aggiungere, « … ed è connesso con l’esperienza vissuta del paziente ».[1]

Proprio per questa seconda parte della frase il sintomo, incardinato nella carne del soggetto, si incaponì, o meglio, mostrò le sue carte, dove è scritto : Fixierung.[2] Freud ce lo dice nella lezione 23 Die Wege der Symptombildung, tradotto con « Le vie per la formazione dei sintomi ». J.-A. Miller, sulla scia di un passaggio della famosa conferenza che Lacan tenne a Ginevra,[3] propone di cambiare il titolo con uno più giusto o almeno più calzante : Die Bedeutung der Symptome.[4]

Ecco le due lunghezze d’onda freudiane che già a suo tempo J.-A. Miller aveva ripreso dal testo di Frege, testo che gli aveva permesso di articolare gli elementi della logica del significante. Qui si tratta del Sinn e della Bedeutung, ossia del senso del sintomo e di ciò che è il suo riferimento. In francese, e come nota J.-A. Miller in generale nelle lingue latine, c’è una certa difficoltà a cogliere il valore di questo termine. Tradotto in francese con signification, il termine sembra incapsulare nell’ambito della linguistica il fallo stesso : la significazione è il fallo e il fallo è la significazione. Ci voleva il colpo di genio di Lacan per svincolare il fallo dalle grinfie della linguistica dopo che, in realtà, era stato lui ad avercelo messo. E dimostrare che La signification du phallus : Die Bedeutung des Phallus,[5] è da intendere anche nell’ambito del godimento.[6] Ma qui la traduzione della Bedeutung fregiana è, più correttamente, denotazione. Per noi italiani il problema è ancora più complesso dato che nel corso dei tempi il termine significazione fu soppiantato dal termine significato, il quale, nella linguistica saussuriana, dev’essere considerato uno degli elementi della coppia signifiant-signifié e quindi in Saussure il signifié non coincide affatto con la signification.

Ritorniamo a der Sinn e a die Bedeutung nei loro rapporti con il sintomo.

Il sintomo, sul versante del Sinn, si presta al dialogo : il suo involucro formale sa dialogare con le formazioni dell’inconscio e quindi è sensibile anche a quell’intervento che chiamiamo interpretazione. Sul versante della Bedeutung, invece, il sintomo non sa dialogare. Potremmo dire che non fa altro che presentare e ripresentare testardamente del sintomo la sua signification, o meglio, la sua denotazione. Si tratta del fantasma ? In verità il testo freudiano non identifica il fantasma con il reale, ma dice che il fantasma è piuttosto come un velo fondamentale posto davanti a ciò che è veramente il reale, vale a dire la fissazione. « La nozione di un attraversamento del fantasma traduce l’idea che si può percorrere analiticamente questa via [ossia la via delle due regressioni : la regressione al fantasma e, al di là, la regressione alla fissazione] per estrarre dal fantasma il suo reale ».[7]

Ora, qual è lo strumento che in un’esperienza analitica permette di percorrere questa via ?

È l’interpretazione. Ma, l’interpretazione, qualunque essa sia, non esula dall’ambito del senso, del Sinn. Tuttavia dal Sinn si deve puntare alla Bedeutung. Nell’interpretazione, apparentemente i bersagli sono due :  o l’interpretazione punta al soggetto e si ferma lì, oppure punta alla causa del desiderio del soggetto. In altri termini, l’interpretazione deve andare al di là del soggetto in quanto costui si trova in posizione di verità, e puntare invece a ciò che è in posizione di verità per il soggetto e quindi puntare all’oggetto a che è ciò che il significante può cogliere del godimento. Poiché la verità del soggetto è il suo godimento. E quindi l’interpretazione deve avvicinarsi il più possibile non tanto a un’interpretazione di ciò che c’è di significante nel sintomo, ma, tramite il significante, entrare in contatto – utilizzo il termine come lo si utilizza nell’arte della guerra – con quel godimento che il sintomo comporta.

Il questo contesto il titolo del nostro Convegno suona strano : « Interpretazioni esemplari che hanno avuto effetti ». A mio avviso la stranezza risiede nel fatto che occorre chiarire l’esemplarità delle interpretazioni in psicoanalisi.

Il termine esemplare è anfibologico, ha più significati. Può essere inteso come qualcosa che può essere preso come modello da ricopiare, oppure come esempio da imitare. Può voler dire che la cosa di cui si tratta è qualcosa di eccezionale, addirittura di unico. Nella logica medioevale la scolastica indica nella causa exemplaris ciò per cui una causa efficiens ha il suo effetto.

Mi sembra poter dire che chi ha pensato di proporre un tale titolo alla nostra Scuola volesse sottolineare il fatto che l’interpretazione, se va verso il significante, ha efficacia solo nella misura che è inattesa, che è addirittura traumatica per il soggetto a cui si rivolge. In questo caso occorre dire che è un’interpretazione esemplare come si direbbe che si tratta di un esemplare unico. Abbiamo qualche raro esempio di tali interpretazioni in Freud e direi anche in Lacan.[8] L’effetto atteso è quello di destabilizzare il soggetto, direi di traumatizzarlo. Se si fa riferimento al fantasma è per colpire il soggetto con un significante che lo apra nella sua divisione con l’intento che si possa affrontare la causa del suo desiderio.

Tuttavia quando l’interpretazione va verso l’oggetto, è chiaro che il significante si trova in difficoltà, poiché, sebbene sia il solo strumento in gioco, non può servirsi del senso, né essere ripetuto né mancare il taglio affinché il referente si stacchi dalla catena significante e si presenti nella sua unicità.

Come dice J.-A. Miller « La cosa è evidentemente problematica. L’interpretazione che verte sull’oggetto è assolutamente problematica. È quello che ci vorrebbe affinché la psicoanalisi potesse meritare un po’ di ottimismo, ma è la formulazione di un problema, non di una soluzione. Significa sperare di turbare il godimento del sintomo a partire dal significante. Bisogna dire che più Lacan ha messo l’accento sul reale del godimento, più si è dimostrato pessimista, logicamente pessimista. Più ha insistito su ciò che il godimento comporta di non significante e più si è accresciuta la distanza dagli operatori mobilitati nell’esperienza analitica, che è sempre del registro significante. La questione che affrontiamo è dunque cruciale, perché arriva effettivamente ai limiti del campo della pratica ».[9]

[1] S. Freud, Gesammelte Werke, t. XI, Fischer, Frankfurt am Main, 1973, p. 264; trad. it. Opere, vol. 8, Boringhieri, Torino, 1976, p. 420.
[2] Ivi, p. 373; trad. it. 515.
[3] J. Lacan, “Il sintomo”, La Psicoanalisi, n. 2, 1987, p. 20.
[4] J.-A. Miller, “A proposito di Die Wege der Symptombildung”, La Psicoanalisi, n. 23, 1998, p. 77.
[5] J. Lacan, Scritti, vol. II, Einaudi, Torino, 1974, p. 682.
[6] Cfr. J. Lacan, Il seminario, libro XIX, … o peggio, testo stabilito da J.-A. Miller, Einaudi, Torino, 2020, p. 49 sgg.
[7] Ivi, p. 93.
[8] Si veda J. Lacan, Altri scritti, Einaudi, Torino, 2013, p. 564, circa a metà pagina.
[9] J.-A. Miller, Capisaldi dell’insegnamento di Lacan, Astrolabio, Roma, 2021, p. 315.