Partecipante SLP.
Nelle prime pagine del Seminario XI Lacan afferma che «l’inconscio ci mostra la faglia attraverso cui la nevrosi si raccorda con un reale».[1]
Prendo questa frase come punto di partenza per prelevare degli elementi intorno all’interpretazione.
La faglia, ci dice Lacan, è insita nella funzione della causa. Potremmo dire che indica lo scarto che non fa quadrare le cose, differenziando la causa dalla determinazione, dalle leggi che orientano la linearità causa-effetto: «[…] ogni volta che parliamo di causa, c’è sempre qualcosa di anticoncettuale, di indefinito. […] c’è un buco e qualcosa che viene a oscillare nell’intervallo. In breve, c’è causa solo di ciò che zoppica».[2] L’inconscio freudiano è intercettato da Lacan in quest’interstizio, nella discontinuità, là dove qualcosa bascula, incespica, e attiene alla forma del «non-realizzato […] in attesa nell’area, direi, del non-nato».[3] Un punto individuabile solo per approssimazione ove qualcosa che è – ma solo in potenza – chiede di realizzarsi, niente di più distante dalle concezioni di inconscio-deposito di simboli e significati da rievocare o ricettacolo di nessi causa-effetto impliciti da dissotterrare. Nel Seminario XI l’inconscio freudiano è battito, pulsazione dove si produce qualcosa di fulmineo affine al registro dell’inaspettato, della sorpresa intesa come «ciò per cui il soggetto si sente superato, per cui trova contemporaneamente più e meno di quanto si aspettasse, ma che a ogni modo, rispetto a quanto si aspettava, ha un valore unico».[4]
Jacques-Alain Miller stringe il focus sulla tensione sorpresa-reale. Per quale motivo – si domanda – sorprendere il reale, se per definizione questo torna sempre nel medesimo posto diventando così ciò che non può essere evitato dal soggetto? Poi prosegue: «in questo scarto c’è lo spazio perché l’analista sorprenda da un punto di vista obliquo le sue emergenze fugaci».[5]
L’interpretazione, preciserà Miller, osserva la modalità temporale peculiare della sorpresa: «un’interpretazione è un evento imprevisto, ma un evento imprevisto che fa parte della logica della cura».[6] Essa interrompe una regolarità stabilita in un momento preliminare, spiazzandola, capovolgendo lo scenario conosciuto per portarne alla ribalta un altro: «[…] tutte le condizioni preliminari all’emergenza della sorpresa vengono sconvolte, cancellate, rimpiazzate da un’Altra scena. […] è proprio dell’evento inatteso cancellare le sue condizioni preliminari e rimaneggiarle».[7]
[1] J. Lacan, Il seminario. Libro XI. I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi, Einaudi, Torino 2003, p. 23.
[2] Ibidem.
[3] Ivi, p. 24.
[4] Ivi, p. 26.
[5] J.-A. Miller, “Ouverture. Dalla sorpresa all’enigma”, in: IRMA, Il conciliabolo di Angers. Effetti di sorpresa nelle psicosi, Astrolabio, Roma 1999, p. 17.
[6] J.-A. Miller, “Introduzione all’erotica del tempo”, in: La Psicoanalisi n. 37, Astrolabio, Roma 2005, p. 37.
[7] Ivi, p. 38.